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Lubrificanti auto, questi (s)conosciuti

Lubrificanti auto, questi (s)conosciuti

Tutti i mezzi che circolano quotidianamente sulle nostre strade hanno bisogno non solo dell’energia per muoversi, ma devono anche avere un sistema meccanico che funzioni al meglio e che sia sempre in salute.

I lubrificanti sono i responsabili sia del buon funzionamento, sia del mantenimento in salute delle parti meccaniche, ecco perché è importante conoscere come sono fatti e quali sono gli aspetti importanti da tenere in considerazione nella scelta del lubrificante giusto.

Innanzi tutto, cominciamo col dire che un olio lubrificante, sia esso per il motore o per una trasmissione o un cambio automatico, è sempre costituito da una miscela di “olio base” (circa l’85%-90% del volume) e da un “pacchetto” di additivi (composti chimici – si arriva fino al 15% del volume), che servono a conferire al lubrificante le proprietà richieste per un’applicazione specifica.

Ecco allora che compare già una prima distinzione: a seconda che un olio serva per il motore o per un altro sottosistema meccanico, è evidente che la parte di additivi chimici sarà diversa, in quanto le caratteristiche richieste da un olio motore sono certamente diverse da quelle richieste ad esempio da un olio per il cambio automatico con le frizioni in bagno d’olio.

L’altra distinzione importante la fanno le miscele di oli base, che costituiscono l’85%-90% del lubrificante.

Molti addetti ai lavori ancora oggi distinguono la tipologia di lubrificante sulla base di 3 categorie: “minerale”, “semi-sintetico” e “sintetico”. Alcuni addirittura parlano di “100% sintetico” o “completamente sintetico” o “di sintesi”. Tutte queste definizioni sono però prettamente commerciali e non hanno un reale riscontro dal punto di vista normativo e per questo non forniscono un’indicazione esaustiva sulla qualità del lubrificante.

La normativa infatti non utilizza le definizioni di cui sopra, ma distingue 5 categorie di olio base, definite “gruppi”: si va dal “Gruppo 1” (base di derivazione minerale, poco resistente all’ossidazione e con molte impurità) al “Gruppo 5” (base di sintesi, molto resistente alle sollecitazioni termo-meccaniche ed esente da impurità). Dire che un olio è “semisinteico” o “sintetico” di per se non ha nulla o quasi nulla a che vedere con la qualità dell’olio stesso.

Come facciamo allora a sapere se un lubrificante è “di qualità” o no? Bisogna innanzitutto sincerarsi che sia “approvato” o “raccomandato” secondo le specifiche internazionali (ACEA, API, JASO) e secondo le specifiche dei costruttori, che sono addirittura più stringenti di quelle degli enti normatori internazionali.

In Italia ci sono pochissime aziende che riportano chiaramente sulle confezioni dei loro prodotti  “approvato” e “raccomandato”; i più indicano soltanto una sequenza di specifiche o scrivono “consigliato per” o “soddisfa”: anche in questo caso si tratta di diciture commerciali, che non sempre hanno un supporto tecnico alle spalle.

Un lubrificante che non ha superato i test di validazione di un costruttore, potrebbe non proteggere a sufficienza la vettura del nostro Cliente, provocando danni che si potrebbero manifestare nel tempo e  causare consumi di carburante superiori al previsto.

A questo punto, visto che il lubrificante ha l’importantissima funzione di proteggere il motore della  vettura, mantenedola in forma efficiente e preservandola dall’usura, chiediamoci: vale la pena mettere a rischio la vettura di un nostro Cliente, utilizzando un lubrificante di cui non conosciamo esattamente “come è fatto”?

I professionisti come voi conoscono già la risposta.